Titolari di azienda
Retribuzione o dividendi?
La Riforma III dell’imposizione delle imprese rende più interessante, ma non sempre conveniente, distribuire dividendi elevati.
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Titolari di azienda
La Riforma III dell’imposizione delle imprese rende più interessante, ma non sempre conveniente, distribuire dividendi elevati.
Dall’introduzione della riforma, i dividendi, a partire da una quota di partecipazione minima del dieci percento del capitale di base, sono tassati solo in parte. Ciò significa che i cantoni possono applicare ai dividendi un’aliquota fiscale ridotta o tassare solo parte dei dividendi, riducendo così il doppio carico fiscale.
Questa regolamentazione induce molti collaboratori titolari di società di capitali a preferire dividendi maggiori a scapito della retribuzione. Questa modalità non è tuttavia possibile illimitatamente e non è nemmeno sempre la soluzione migliore.
Il versamento di dividendi elevati a scapito della retribuzione può ripercuotersi negativamente sulla previdenza di vecchiaia personale del beneficiario e quindi sulle future prestazioni assicurative. Retribuzioni basse comportano contributi bassi nel 2° pilastro. Al contrario, elevati contributi retributivi aumentano i contributi di risparmio oltre che il potenziale di riscatti volontari nella cassa pensione. I versamenti nel 2° pilastro sono inoltre esentati dall’imposta sul reddito. Soprattutto i riscatti volontari possono pertanto costituire una possibilità di risparmio appetibile e ottimizzante sul piano fiscale.
Anche il primo pilastro è un fattore importante: in definitiva il pagamento degli stipendi comporta l’addebitamento dei contributi AVS. Da quando è stata stabilita la riduzione del doppio carico fiscale sui dividendi, l’Assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti registra considerevoli perdite nelle entrate da parte degli imprenditori. Pertanto i dividendi sproporzionatamente elevati a scapito degli stipendi non sono ammessi e sono inaccettabili dal punto di vista del diritto delle assicurazioni sociali. In sostanza: le casse di compensazione trasformano i dividendi eccessivi in reddito imponibile ai sensi dell’AVS. In caso di contemporaneo squilibrio tra lavoro prestato e compenso, i dividendi possono essere trasformati in retribuzione fino a un importo corrispondente alla remunerazione consueta del settore. Sull’importo della retribuzione ricalcolato, l’assicurazione sociale provvede quindi a prelevare i relativi contributi AVS.
Considerazione delle condizioni quadro fiscali
Quando si sceglie se optare per la retribuzione o per i dividendi è inoltre necessario prestare attenzione alle condizioni quadro fiscali individuali. Il carico fiscale complessivo dipende infatti da un lato dall’imposta sull’utile presso la sede dell’azienda e dall’altro dall’imposta sul reddito in vigore nel luogo di domicilio del socio.
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